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Full text of "Rolla | melodramma in due atti"

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ROLLA 


MELODRAMMA  IN  DUE  ATTI 


DA  RÀPPRESEIN'TARSI 


NEL  T EATM©  CAMI&MAM© 


*    iS'ù/tàmno  c/et  s8J( 


TORINO  ?  PER  I  PRATEI1I  FAVAXiE 

TIPOGRAFI   DELL'  IMPRESA   DEI   REGIl    TEATRI 

Ccw  permimìojie. 


Digitized  by  the  Internet  Archive 
in  2013 


http://archive.org/details/rollamelodrammai00mabe3 


PERSONAGGI 


ATTORI 


MICHELANGELO  BUO- 
NARROTI. Torre  Secondo 


ROLLA ,  Scultore. 


Badiali  Cesare,  Accademico 
di  Bologna,  Bergamo,  ed  Acca- 
demico d'  onore  della  Filar- 
monica di  Torino. 

STEFANO,  di  lui  fratello.      Gabussi  Rita,  Accademica  di 

Bologna  e  Socia  onoraria  delle 


ELEONORA ,    amante  di 
Rolla. 


Il  Marchese  APPIANI. 


Accad.  di  Firenze  e  Torino. 

Moltini  Adelaide  ,  Socia 
onoraria  della  grande  Accade- 
mia Apollinea  di  Venezia. 

Deval  Antonio 


GINEVRA,     ancella    di 
Eleonora.  Bruni  Alina. 

CORI  e  COMPARSE 

Parenti  e  amici  di  Rolla  —  Popolo  di  Firenze 

—  Famigli  del  Marchese  —  Un  Paggio  — 

Un  Messo  del  Granduca. 


La  scena  è  in  Firenze  ,  verso  la  metà  del 
secolo  XVI. 


Poesia  eli  Giorgio  Giachetti. 
Musica  del  Maestro  Teodulo  Mabelltni. 

I  versi  virgolati  si  tralasciano  per  brevità. 


Primo  violino  e  Direttore  d'orchestra 
Ghebàrt  Giuseppe  , 

Accademico  d'  onore  e  Direttore  dell'  orchestra 
dell'  Accademia  Filarmonica. 

Primo  violino  Direttore  pei  balli 
Gabetti  Giuseppe. 
Maestro  al  Cembalo 
Luigi  Fabbrica 


Capo  dei  secondi  violini 
Prima  viola 
Primo  violoncello 
Primo  contrabbasso 
Primo  oboe 

Primi  flauti 

Primi  clarinetti 

Primo  fagotto 

Primo  corno  da  caccia 

Prima  tromba 

Primo  trombone 

Arpe 

Cembalista 


Cervini  Giuseppe 
Unia  Giuseppe 
Casella  Pietro 
Anglois  Giacomo 
Vinatieri  Carlo 
Pane  Effisio 
Pane  Serafino 
Merlati  Francesco 
Majon  Giuseppe 
Zecchi  Leopoldo 
Belloli  Gioanni 
Raffanelli  Quinto 
Arnaudi  Giovanni 
Concone  padre  e  figlio 
Porta  Epaminonda, 


Suggeritore 

Minocchio  Angelo. 

Maestro  e  Direttore  dei  Cori 

Buzzi  Giulio. 


Sarti 


Inventori  e  Pittori  delle  scene 

Luigi  Vacca  ,    Pittore    di  S.  S.  R.  M. ,  e  Professore 
nella  Regia  Accademia  di  Pittura  e  Scultura  , 

e  Giuseppe  'Bertqià. 

Macchinisti 
Bertola  Eusebio  —  Majat  Giuseppe. 

Inventore  e  disegnatore  degli  abiti 

u      !lN! 

Eseguiti  dai  signori 

da  uomo  Becchis  Domenico. 
da  donna  Fraviga  Vittoria. 

%Bewttónara 
Tinetti  Felicita. 

Piumassaro 
Pavesio  Giuseppe. 

Attrezzista 

N.  % 

Magazziniere 
Fraviga  Vincenzo. 

Capo  Ricamature 
N.  N. 
Parrucchiere 
Ferrerò  Bernardo. 

Capo  Illuminatore 

N.  N. 

Regolatore  delle  Comparse  e  del  servigio 
del  Palco  scenico 

Bovio  Carlo. 


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2ttto  prima 


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SCENA  PRIMA. 

Lo  Studio  di  Rolla  in  una  easuccia  vicina  alle  rovine  del  pa- 
lazzo di  Lorenzo  ;  qua  e  là  dei  marmi ,  dei  gessi ,  e  dei  pezzi 
di  statue  antiche  e  moderne.  A  destra  nella  parete  uno  sfondo  , 
a  cui  si  giunge  per  una  saiita  di  tre  o  quattro  gradini  ;  alla 
destra  pure ,  poco  distante  dalla  gradinata  ,  un  piccolo  uscio  che 
mette  all'  interno  di  detto  sfondo ,  il  quale  è  coperto  da  upa 
cortina  rossa.  i\l|a  sinistra  in  fondo  una  porta  a  due  imnp^je. 
Una  porta  laterale  a  destra.  Fra  lo  sfondo  e  la  porta  a  due  im- 
poste ,  una  tavola  coperta  di  disegni.  La  porta  in  fondo  è  spa- 
lancata ,  e  lascia  vedere  una  piazza  ed  i  principali  monumenti 
di  Firenze. 

Rolla    addormentato    sulla    graziata  :  parenti 
e  amici  di  Rolla  cho  giungono  dal  fondo. 


I. 

IL 
I. 

IL 

II 

Ih 


E 


igli  donile. 

Si? 

Mirate  ? 
11  pallop  gli  sti  sul  vÌ6o. 
Forse  ei  sogna  il  paradiso, 
Che  fra  Forgia  ritrovq. 
Che  mai  dite  ?  V7  ingannate  : 
Non  ha  vizio. 

No  .„  virtude  ? 

(ironicamente) 


I-  Egli  affetto  in  cor  non  chiude , 

V  apatìa  lo  generò. 
II.  Ah  !  ah  !  ah  !  gli  è  ver  ... 

I.  Guardatelo , 

E  niegare  non  si  può* 
Rol.  Buonarroti  !  (sognando) 

Coro  Ei  sogna. 

Rol.  Anch'  io  ...      (e.  s.) 

Sono  artista. 
Coro  Pari  a  quello 

Hai  soltanto  lo  scarpello. 
Gli  altri         E  il  mazzuolo. 
Tutti  {ridendo  forte)  Ah  !  ah  !  ah  ! 

Rol.     (svegliandosi) 

Voi ...  chi  siete  ?  Oh  !  sogno  mio  ...  ^ 

Con  qual  dritto  entraste  voi  ? 
Coro  Forse  che  non  vedi  in  noi 

Tuoi  congiunti,  1'  amista  ? 
Rol,  L'amistà?  sì  dolce  titolo 

Rolla  ancora  a  voi  non  dà. 
Alc.  del  C.  E  congiunti  a  te  non  siamo  ? 
Rol.  Sì!  ma  nulla  da  voi  chieggo. 

Coro  Rolla  è  grande! 

Rol.  In  voi  sol  veggo 

Turba  vii  di  adulator. 
Coro  Sconoscente  !  a  te  veniamo 

Onde  tòrti  a  tue  chimere  , 

Di  tua  madre  le  preghiere 

Ricordiamo  ... 
Rol.  Ad  essa  ...  onor. 

Coro  Che  la  nostra  è  pur  sua  patria 

Rammentiamo ,  o  ingrato  ,  ancor. 
Rol.  In  Fiorenza  nacque  ,  è  vero 

La  mia  madre  sventurata, 

Ma  una  lagrima  >  un  pensiero 

Mai  da  voi  non  chiederà; 
De'  suoi  figli  la  memoria 

Deh  !  sia  pur  dimenticata  , 

Sia  con  voi  fortuna  e  gloria  9 

A  me  pace  basterà. 


Coro  Pace  chiami  fra  lo  stento 

E  fra  T  ozio  trar  la  vita  ? 
Rol.  lo  fra  V  ozio  ?... 

Alcuni  del  Coro  Ciò  t'  irrita?... 

Gli  altri        Non  è  vero  ? 
Rol.  No. 

Coro  No  ? 

Rol.  No. 

Coro  Forse  hai  fatto  alcun  portento 

Pel  concorso  ?  -  li  giorno  è  giunto  , 

Tu  T  esponi ,  entr'  oggi  appunto 

Spira  il  termine. 
Rol.  Lo  so. 

Alcuni  del  Coro 

Zitti  ,  zitti  ,  una  Cecilia 

Egli  forse  la  celò. 
Rol.  Vi  fermate  ,  assai  finora 

Già  soffersi. 
Coro  E  niegheresti 

Di  mostrarci  quel  che  festi  ? 
Rol.  Mi  lasciate  ... 

Coro  Eh  !  via  ... 

Rol.  Non  più  ... 

Stanco  io  son...         (prende  il  suo  mar- 
tello da  scultore  e  li  minaccia) 
Coro  Minacci  ancora  ? 

Rol.  Guai  a  voi!   {alzandolo  sopra  di  loro) 

Coro  Che  ardisci  tu  ?  (indietreg- 

Rol.  Non  ha  fibra  questo  core,  giando) 

Che  non  frema  irata  ,  ardente  ; 

Giunto  è  al  colmo  il  mio  furore, 

Delirante  è  la  mia  mente  ... 

Guai  ali7  empio  che  s'  appressa  ! 

Qui  la  morte  troverà. 
Coro  Non  timor ,  pietà  mi  desta 

Il  furore  che  t'  accende  ; 

Ma  la  volta  estrema  è  questa 

Che  un  mio  pari  a  te  discende  ... 


10 

Vanne ,  ingrato  ,  trista  >  oppressa 
La  tua  vita  ognor  sarà. 
(il  Coro  parte ,  Rolla  entra  a  destra) 

SCENA  II. 

Eleonora  accompagnata  da  Ginevra  ?  indi  Rolla. 

Ele.  Rolla  ...  ove  sei  ?  -  Che  miro  ! 
Ei  riposa  :  Ginevra  , 

Veglia  che  alcun  non  mi  sorprenda  (*)  Oh  cielo! 

(*)  (Gin.  parte) 
Io  tutta  tremo  ;  ah  !  mi  proteggi ,  o  amore  : 
Frenar  la  brama  in  core 
Più  non  potea  di  rivederlo  -  Oh  !  come 
Dolce  e  pura  mi  par  V  aura  che  spira 
In  questo  loco  ,•  oh  !  come 
Qui  felice  vivrei 

Ignota  a  lui  vicino  i  giorni  miei. 
Forse  giammai  vedrò 
Sorger  per  me  quel  dì  ! 
Forse  penar  dovrò 
Sempre  così  !  — 
Ah!  se  un  destin  se  ver 
Lontan  ti  vuol  da  me  ? 
II  core  ?  il  mio  pensier 
Sarà  con  te. 
Ei  s'  appressa  ...  mio  bene  ! 
Rol.  Non  m  inganno  ...  Eleonora  ! 

Tu  qui!  oh!  contento...  ah  !  parrai  un  sogno  an- 
Ele.  Mio  Rolla,  a  te  vicino  appien  mi  scordo     (cora 

D'  ogni  mia  pena. 
Rol.  E  che? 

Ele.  Sappi:  in  isposa 

Ad  altri  mi  destina  il  genitore. 
Rol. Ah!  tu  mi  squarci  il  core  ... 

E  a  chi  ? 
Ele.  Ad  Appiani. 

Rol,  Oh  ciel  !  che  sento  ... 

Ele.  W  odi  : 

Compiangerlo  tu  dèi ,  non  condannarlo, 
Di  Genova  sua  patria  il  padre  mio 


« 


li 

Esiliato  qua!  tu  >  venne  in  Fiorenza , 
D'  ogni  bene  spogliato  ; 
Appiani ,  il  sai  ,  V  accolse  ... 
Rol.  Ahi!  sventurato. .< 

Ele.  Or  vergendosi  ornai  presso  alla  morte , 
Assicurar  la  sorte 
Di  sua  figlia  ei  vorrebbe. 
Rol.  Ah!  questo  colpo 

Mancava  ancora  alla  sventura  mia  ... 
Tutto  è  perduto  ! 
Ele.  Ah  !  no  ,  <T  altri  non  fia 

Ch'io  mai  divenga-,  a  te  fido  è  il  mio  core 5 
Il  mio  primo  tu  sei  ,  V  uktao  amore. 
Oh  !  non  pensar  che  vivere 
Da  te  divisa  io  possa  , 
Non  che  la  vita  io  voglio 
Comtm  con  te  la  fossa  5 
Fasto  i  fortuna  ,  gloria  , 
Tutto  tu  sei  per  me... 
Tempo  o  destin  dividermi 
Mai  non  potrà  da  te. 
Rol.  Più  ne'  tuoi  lumi  attorniò 

Fisso  lo  sguardo  mio  , 
Più  d'  adorarti ,  ah  !  credilo  , 
S'accende  in  me  il  desìo 5 
No  ,  così  bella  immagine 
Opra  mortai  non  è  ... 
Ah  !  che  sei  mia  ripetimi  , 
Il  ciel  dischiudi  a  me  ... 
Ele.  Son  tua. 

Rol.  Gran  Dio  ! 

Ele.  Ne  dubiti  ? 

Rol.  Tu  ,  d1  un  patrizio  figlia  , 

Sposarti  ad  uomo  ignobile 
Di  misera  famiglia  ! 
Il  padre  tuo  puoi  credere 
Mai  giunga  a  acconsentir  ? 
Ele*  Io  non  dispero  arrenderlo  ... 

Rol.  Oh  !  tal  pensier  m'  attrista. 

Ele,  E  che  ?  non  sei  tu  artista  ? 

Non  hai  tu  V  avvenir  1 


12 
Rol.  Ah  !  T  avvenir!! 

Ele.  Al  termine 

Forse  condotta  ancora 

Non  è  la  tua  Cecilia  ? 
Rol.  Sì  ... 

Ele.  Ch'  io  la  vegga. 

Rol.  Or  ora  ... 

T  arresta. 
Ele.  E  perche  mai  ? 

Rol.  Più  tardi  la  vedrai ... 

Ele.  Esposta  ?  ah  !  sì  ... 

Rol.  (Che  faccio  !  ) 

Ele.  Mi  fia  più  dolce  ancor  5 

Già  di  vederti  sembrami 

Del  premio  vincitor. 
Rol.  Che  mi  varrìa  la  gloria  , 

Quando  tal  sorte  avessi  > 

Se  teco  poi  dividerla, 

0  cara  ,  non  potessi  ? 

Ah  !  basta  a  me  un  tugurio  , 

Purché  tu  sii  con  me. 
Ele.  Con  me  dovrai  dividerla  ? 

Con  me  ! 
Rol.  Fia  ver?  con  te! 

a  2. 
Quando  al  mondo  e  al  cielo  in  faccia 

Dir  eh'  io  t'  amo  a  me  fia  dato , 

Agli  affanni  ,  ai  lunghi  spasimi 

Benedire  allor  saprò; 
Al  tuo  fianco  assorto  in  estasi 

Questo  core  innamorato  9 

Chiederà  se  in  cielo  un  angelo 

Gioia  eguale  mai  provò! 

(Eleonora  parte) 

SCENA  III. 

Rolla  solo ,  indi  Stefano. 

Rol.  Di  veder  1'  opra  mia 

Ella  pure  desia  -  ali!  non  fia  giammai  ; 


15 
A  lutti  star  celato 

Debbe  l'  arcano  ,  e ,  pia  d'  ogn   altro  ,  a  lei. 
Desìo  di  gloria  ,  invan  tu  mi  tormenti , 
Non  sarà  mai  eh'  io  tenti 
A  prezzo  dell'  onor  di  lei  che  adoro 
Di  conquistarti.  -  Meco  eternamente 
Quel  marmo  resterà  •  da  lei  diviso 
Se  vuoimi  il  fato  ,  almen  V  effigie  sua 
Di  conforto  mi  fia  nei  dì  del  duolo. 
Sol  eh'  io  potessi  ah  !  solo 
Tór  la  menda  che  resta 
Al  manco  braccio!  ma,  che  dico!  invano 
Io  finor  lo  tentai ...  trema  la  mano... 
Di  sentire  mi  sembra 
I  moti  del  suo  cor  ,  parmi  che  debba 
Escirne  il  sangue  ...  allor  V  usato  ufficio 
Mi  niega  lo  scarpello. 
Ste.  (entrando) 

Dove  sei  ?  dove  sei  ?  ,  guarda  o  fratello. 

(mostrandogli  una  borsa) 
Rol.  Dell'  oro  !  e  d'  onde  ,  o  Stefano  ? 
Ste.  Che  ti  par  ?  la  statuina  che  mi  desti 

Non  ho  venduto  bene  ? 
Piol.  E  che  ?  sol  uso 

A  darti  poche  lire  era  Daniele. 
Ste,  Daniele,  il  so,  ma  non  più  a  lui  vendetti 

La  statuirla. 
Rol.  E  a  chi  mai  ? 

Ste.  Ecco,  nV  ascolta  , 

E  tu  pur  riderai  alla  tua  volta. 
Con  passo  franco  e  celere 
Verso  Daniel  movea  , 
Allor  che  due  m'  arrestano  , 
Che  mai  non  visti  avea  , 
Ove  ten  vai  ,  ini  dicono  , 
Con  quella  statuina  ? 
Vorresti  a  noi  tu  venderla  ? 
Mi  pare  assai  bellina. 
Io  porgo  a  lor  la  statua  ? 
Dicendoli  di  sì. 


.14 

Quei  ch'era  assai  più  vecchio 
La  guarda  con  stupore , 
Indi,  al  compagno  Toltosi , 
Gli  dice  ?  Mio  signore  , 
Questo  è  un  lavoro  gotico 
Da  qualche  tempio  tolto  , 
Scultura  pregiatissima 
Di  data  antica  molto  , 
E  più  non  se  ne  trovano 
Ai  tempi  d'oggidì. 
Rol.  Volli  imitarli. 

Ste.  Ascoltami  , 

Vedrai  come  finì. 
Più  non  mi  fu  possibile 
Frenar  le  risa  allora  ; 
Glie  questa  è  messa  al  termine 
Non  è  ,  lor  dissi  ,  un  ora  ; 
Di  tai  lavori  gotici , 
Sovente  ne  facciamo  , 

E  a  prezzo  modestissimo 

Noi  sempre  li  vendiamo  ; 

Mi  duole  ,  ma  uno  sbaglio 

Prendeste  per  mia  fé. 
Confusi  allora  ,  attoniti  , 

Gu arda ron si  fra  loro  , 

E  ,  intanto  in  man  ponendomi 

Sì  bei  ducali  d7  oro, 

L7  autore  della  statua 

Chi  fosse  m7  hanno  chiesto  * 

Ei  vuol  restare  incognito  , 

Risposi ,  e  presto  ,  presto, 

Fuori  di  me  dal  giubilo  , 

Io  son  venuto  a  te.      (abbraccia  Rol.  I 
Rol.  Ab  !  sì  m'  abbraccia  ,  o  Stefano  , 

Le  gioie  ,  le  tue  pene 

Sono  le  mie 
Ste.  Dividere 

Ora  fra  noi  conviene, 
Rol.  Tienlo  ,  o  fratel,  tu  serbalo 

Ste.  Ah!  sì,  t'affida  a  me. 


15 

A  premiarti  -  a  consolarti  , 
A  far  lieti  i  giorni  tuoi  , 
Riposare   in  me  tu  puoi , 
Io  quest'  oro  impiegherò  ; 
Da  prudente  segretario  , 
Non  temer,  mi  condurrò. 
Rol.  (Ciel  !  concedi  a  sì  beli'  anima 

Quella  pace  eli7  io  non  ho.) 

(Rolla  parte) 

SCENA  IV. 

Stefano  solo. 

Povero  Rolla  ,  quanta  è  buono  ,  oh  !  voglio 
Che  sia  di  me  contento  ; 
Quanti  ducati  !  e  tutti  nuovi!  adesso 
Fare  i  conti  fa  ci7  uopo  ... 

SCENA  V. 

//  Marchese  Appiani  ,  Michelangelo  ?  e  detto. 

Mie.  faci  Ap.  entrando)     Ed  io  vi  dico 

Che  entrato  è  qui  V  amico, 

Eccolo. 
App.  È  desso. 

Ste.  (Oh  beila  !  i  compratori 

Della  statuina.) 
Mie.  In  ver  che  fatto  poco 

Non  abbiamo  a  seguirti. 
Ste.  Ed  a  qua!  fine  ? 

Mie.  Ad  ogni  costo  io  voglio 

Penetrare  chi  sia 

L'  autor  di  questa.         (mostrando  una  piccola 
Ste.  Duolmi  in  fede  mia    statuina) 

Ch9  egli  assente  si  trovi. 
App.  11  di  lui  nome  ? 

Ste.Eì  non  vorrebbe  ..♦ 
App.  Eh!  non  importa* 


16 

Ste.  Rolla. 

Mie.  E  tu  chi  sei  ?  il  suo  fratello  ? 

Ste.  Appunto  ; 

Ma  solo  da  due  mesi  io  qui  son  giunto. 
Mie.  Di  qual  paese  ? 
Ste.  Entrambi 

Da  Genova  noi  siamo. 
Mie.  Egli  ha  del  merlo. 

App.  Qualche  lavoro  al  certo 

Pel  concorso  avrà  fatto  ? 
Ste.  Oh  !  senza  fallo. 

App.  Vediam  ...  dov'  è  ? 
Ste.  Fermate  ... 

Non  si  può  ...  perdonate. 
Mie.  Io  me  ne  intendo. 

Ste.  Non  di  molto  mi  par. 
Mie.  Come  ? 

Ste.  Soltanto 

I  pasticci  prendete 

Per  gotici  lavori ...  (ridendo) 

App.  (piano  a  Midi.)      Che  volete  ? 

Mio  caro  Buonarroti ,  il  vostro  sbaglio 

Davvero  è  imperdonabile  ... 
Mie.  (piano  ad  App.) 

Grazie,  marchese.  (aSte.)W^  perchè  non  vuoi  ? 
Ste.  Perchè  ei  non  vuole;  neppur  io  finora, 

Che  il  suo  fratello  son,  la  vidi  ancora 
App.  Forse  esporla  non  conta  ? 
Ste.  Oh  !  certamenie  ... 

Io  crederei . .. 
Mie.  Allora  tanto  vale  5 

Or  vederla  possiam. 
Ste.  Non  dite  male  ... 

Ma  non  vorrei  ... 
Mie.  Coraggio  ! 

Egli  non  e"  è. 
Ste.  Mi  promettete  in  pria 

Di  nulla  dir  ? 
Mie.  Ten  do  la  fede  mia. 

(Stefano  va  a  toccare  un  ordigno  ,  e  si  vede  la 


17 

statua.  —  TutU  gettano  un  grido  di  sorpresa. 
—  Breve  silenzio. 

a  3. 
App,  (Non  m' inganno  ...  il  riso  angelico  ... 

Quelle  forme  ...  quel  sembiante  ... 

D'Eleonora  eli' è  l'immagine! 

Che  sia  (lessa  d'  altri  amante  ? 

Penetrar  non  ho  coraggio 

La  crudele  verità.) 
Mie.  (Qual  portento  !  oh  Italia  ,  Italia  , 

Ecco  un  genio  che  ti  onora  ! 

Ecco  un  tiora  che  la  tua  gloria 

Renderà  più  chiara  ancora  ! 

Ecco  un'  opra  che  de'  secoli 

L'  onta  mai  non  temerà  !  ) 
Ste.  (Di  celar  ben  fea  V  artefice 

Quel  prodigio  incantatore, 

Danneggiar  potrebbe  il  zefiro 

Di  beltà  sì  puro  fiore  ; 

In  quel  marmo  quanta  grazia  ! 

Certo  il  premio  ei  vincerà.) 
Mie.  Deh  !  beare  ancor  mi  lascia 

In  queir  opra  ... 
App.  Affé  che  poco 

Io  ci  trovo  ;  non  v'  ha  genio. 
Ste.  Voi  lo  dite  sol  per  gioco. 

App.  Ve  n'  han  mille  qui  in  Fiorenza 

A  lui  pari, 
Ste.  fin  collera)  E  qual? 

Mie.  (piano  ayStef.J  Prudenza. 

App.  E  un  lavoro  mediocrissimo 

Che  ben  fece  di  celar. 
Mie  Perdonate  :  egli  ha  dell'  attico. 

App.  Come  gotico  è  quell'altro,      (deridere 

Ste.  (Maledetto  sia  lo  scaltro  !  )  dolo) 

App.  Vi  tornate  ad  ingannar.  (e.  s.) 

Mie.  Per  Leonardo  e  Raffaello! 

È  una  perla  !  Ma  che  vedo  ! 

V  ha  un  difetto  al  manco  braccio  ... 


18 

App.  Ah  !  ci  siamo. 

Ste.  Non  Io  credo. 

Mie.  Che  ?  noi  vedi  ? 

Ste.  Io  no. 

Mie.  Ma  sembrami 

Giunga  alcuno ... 
Ste.  Io  veglierò. 

(va  sulla  porta  ad  osservare) 
Mie.  Sì,  tu  veglia  .  (intanto  il  vizio 

In  due  colpi  io  toglierò,)      (prende  lo 
scarpello  ed  il  mazzuolo  e  va  a  correggerla) 
Àpp.  (Non  v'  ha  dubbio  ...è  dessa  !  ) 

Ste.  Un'  anima 

Non  si  vede.  -  Oh  ciel  !  che  fate  ? 
Mie.  Tolgo  il  vizio,  (terminando  di  correg- 

Ste.  Deh  !  fermate  ...      geré) 

Gente  !  aiuto  ! 
Mie.  Taci  là. 

App.  Danneggiar  non  è  possibile  (a  Stef.) 

Una  tanta  rarità. 
Ragazzo  mio  ,  consolati , 

E  un  buon  pasticcio  anch'  esso, 

Ne  all'  attico  ,  riè  al  gotico 

Non  fu   giammai  dappresso  5 

Se  quello  ottiene  il  premio  , 

Mi  voglio  anch'  io  provar. 
(Tremar  dovrà  la  perfida  , 

Saprommi  vendicar.) 
Ste.  Sarà  un  lavoro  insipido,  {ad  App.) 

Sarà  quel  che  volete  , 

Con  dispregiarlo  il  merito, 

Signor  ,  non  gli  togliete. 

Con  voi  io  sono  in  collera,  (a  Mich.) 

Con  voi  mi  vo'  sfogar, 
(Che  mai  dirà  quel  misero  ! 

Non  T  oso  immaginar.) 
Mie.  Non  t7  adirare  ,  acquetati  , 

Ei  grato  ancor  mi  fia , 

Vedrai  che  in  seno  il  giubilo 

Gli  desta  1  opra  mia  ; 


Di  lui  voliamo  in  traccia 
Ei  debbe  trionfar. 
(Dell'arte  un  tal  prodigio 

Io  non  credea  trovar.)  (partono) 

SCENA  VI. 

Grande  galleria  nel  palazzo  Appiani ,  ove  ha  luogo  l'esposizione 
delle  staine  di  Santa  Cecilia. 

Tre  statue  a  destra  ,  e  tre  a  sinistra  :  a*  piedi  di 
ciascuna  statua  è  scritto  il  nome  deli' autore. 
Esse  verranno  disposte  neW  ordine  seguente  co- 
minciando dalla  destra  —  Giovanni  Bologna  da 
Dovai  -  Vincenzo  Danti  -  Antonio  di  Gino  -  Lorenzi 
da  Settignano  -  Vincenzo  Derossi  da  Fiesole  - 
Valerio  Gioii   da  Settignano. 

Uomini  e  Donne  vengono  a  vedere  V  esposizione. 

Donne  LG. Come  son  belle!  osservale. 
II.  Coro  Sembran  parlanti ,  è  vero  ? 

Uom.  I.  Coro  Non  vi  traspare  il  genio, 

E  misero  il  pensiero. 
IL  Coro  0  non  han  grazia  ,  o  mancano 

Di  morbidezza. 
Alcune  Donne  E  quella  ?  (accennando 

quella  di  Giovanni  Bologna) 

Che  ?  forse  non  è  bella  ? 
Uom.  I.  Coro  Davvero  ,  oh  !  questa  sì. 
IL  Coro      Tutte  così  pur  fossero. 
Alcuni  Chi  ri  è  1'  autore  ?  (avvicinandosi  per 

Alcuni  altri  Chi  ?  leggere) 

Tutti  Ah!  Giovanni  Bologna.  (leggendo) 

Uom.  I.  Coro    Quai  forme  tondeggianti  ! 
II.  Coro  Come  quel  braccio  è  morbido! 

Donne  I.  C.      Ti  prostreresti  innanti 

Per  adorarla. 
IL  Coro  Sciogliere 

Par  che  ti  voglia  un  canto. 


20 

Uomini 

Donne 
Uomini 
Donne 


Fra  tutte  Y  altre  il  vanto 
Questa  portar  dovrà. 
Chi  sa  ?  vediam  queir  altre. 
L'  egual  non  v'  ha. 

Chi  sa  ? 

(entrano  a  destra) 

SCENA  VII. 

Eleonora  e  Ginevra  dalla  sinistra. 


Ele. 


Gin. 

Ele. 


Né  mai  di  Rolla  leggere 

Mi  verrà  dato  il  nome? 

Che  esposta  ancor  non  V  abbia  ? 

Ah  !  perche  mai ...  ma  come  ? 

Ve  n'  hanno  ancor  parecchie. 

Ah  !  sì  -,  vediamle  ancor. 
Che  a  lui  serbato  è  il  premio 

A  me  predice  il  cor. 

Centrano  a  destra) 


SCENA  Vili. 


Rolla  dalla  sinistra  si  avanza  a  passo  lento  os- 
servando le  statue  :  giunto  davanti  a  quella  di 
Giovanni  Bologna  si  arresta  ^attonito  a  con- 
templarla. 

Rol4  Quale  da  quella  statua 

Greco  sapor  trapela  ! 
Essa  d7  un  genio  è  figlia  , 
Che  a  gloria  eterna  anela; 
Ah  !  come  mai  la  mia  ? 
Come  restar  potrìa 
Di  quella  a  fronte  ? 


21 

SCENA  IX. 

Uomini  e  Donne  che  tornano  dall'  avere  visitate  le 
statue  ,  indi  tosto  Eleonora  e  Ginevra  dalla  des- 
tra ,  poscia  il  Marchese  Appiani  ,  Michelangelo  e 
Stefano  dalla  sinistra. 


Coro 

È  inutile  , 

La  simile  non  v7  è. 

Ele. 

Rolla  ! 

Rol. 

Eleonora  ! 

Ele. 

Additami 

Ov7  è  la  tua  ? 

Rol. 

(Gran  Dio  ! 

Come  poss7  io  difendermi  ?  ) 

Ste. 

Quegli  è  il  fratello  mio.  (adAp.  e  Mie.) 

Ele. 

Taci  : 

Àpp. 

(Che  miro  !  oh  rabbia  !) 

Ele. 

D7  aprirti  sdegni  a  me  ? 

Tutti. 

Ele. 

Quale  a  sì  lungo  indugio , 

t 
Gin.  (da  sé)     Quale   cagion,,  astringe  , 

Forse  a  tentar  la  gloria 

La  tema  jo  respinge? 

La      *   non  veggo  ancor? 
sua  °*T 

Rol.  (Tu,  giusto  ciel  !  consigliami, 

Svelarle  deggio  il  vero  ? 
Ah!  non  mi  regge  l7  anima  ? 
lo  tremo  al  sol  pensiero  ... 
No  ?  non  dovrà  dividere 
Lo  strazio  del  mio  cor.) 

App.  Con  quale  arder  ,  qual7  anima 

Favella  a  lui  Y  indegna  ! 
Dunque  sovr   essa  despola 
Oscuro  artista  regna  ? 


A  stento  sol  reprimere 

Posso  la  bile  in  cor.) 
Mie.  (Ecco  ,  o  felice  Italia  ,  • 

Un  de'  bei  giorni  tuoi  ! 

Ora  ,  o  Michele ,  attendere 

Lieto  la  morte  puoi , 

Ora  ,  o  cadente  veglio  , 

Ti  resta  un  successor.) 
Ste.  Ah  !  per  pietà  ven  supplico  ,         (a  Mìe.) 

Se  amor  per  lui  nutrite  , 

Tacete  della  statua  ? 

La  fé  non  mi  tradite  ; 

Io  di  mirarlo  in  faccia 

Ornai  non  ho  più  cor. 
Coro  Altri  v7  ha  pur  che  osservano...  (fra  loro) 

Udiam  che  mai  diranno  , 

Vediamo  se  a  noi  simili 

In  giudicar  saranno  ; 

Che  niuna  è  di  quel  pregio 

Per  me  sostengo  ognor. 
Ele.  Ebben  ? 

Rol.  Su  quella  statua 

Fissa  lo  sguardo  in  pria  $ 

Chi  ad  opra  tale  il  premio 

Mai  contrastar  potria  ? 

Oh  !  ben  lo  merta. 
Mie.  Estatico 

(a  Rol.  avanzandosi) 

Quel  marmo  a  che  mirate? 
Roi,.  Perchè  d7  invidia  sembrami 

Che  degno  ei  sia. 
Mie.    .  Sbagliate. 

Coro  Chi  sarà  mai  quel  critico? 

Mie.  Esser  potria  migliore. 

Ste.  Sì,  bravo,  incoraggiatelo.  (piano 

Rol.  e  Coro  (avanzandosi)  a  Mie.) 

Quale  crudel  rigore  ! 
Mie.  Giustizia  e  non  rigor.         (colla  mano 

accenna  loro  parecchi  difetti) 


25 

Ste.  La  grande  meraviglia 

Qui  poi  non  veggo  ancor. 
App.   (che  fino  allora  sarà  rimasto  in  disparte  y  si 
avvicina  ad  Eleonora.) 
A  voi  che  pare? 
Ele.  (Ahi  !  misera.) 

Signor  ... 
Ste.  (volgendosi ad El.  eclJp.)  Davvero  ,  udite: 

Non  parla  mal  quel  vecchio. 
Mie.  Ebbene  ,  che  ne  dite  ?     \a  Rol.  ed  al 

Rol.  Ma  voi  ,  signor .,.  Coro) 

App.  (al  Coro)  Sappiatelo: 

Forse  miglior  d'  assai 
Verranne  un7  altra  statua. 
Coro  Oh  ciel!  che  dite  mai  ? 

Di  chi  ? 
App.  Di  Rolla. 

Ele.  (Oh  giubilo  !  ) 

App.  (L' indegna  ne  gioisce.  ) 

Rol.  lo  ?...  Come?... 

Ste.  (Or  tutto  scopre  si.) 

(piano  a  Rol.)  Ei  forse  I'  arguisce. 
Coro  Dov  è  ?  dov'  è  ?  vediamola. 

App.  Fra  poco  V  esporrà. 

Rol-  Giammai  ! 

Tutti  (eccettuato  Ap.)  Perchè  ? 
App.  (La  perfida  !  ) 

Rol.  Nessuno  la  vedrà. 

Penetrar  1'  arcano  mio 
A  mortai  non  sarà  dato  ; 
Pria  distruggerla  vogl'  io  , 
Pria  spirarle  esangue  a  lato  ... 
Ninno  in  terra  ,  il  eie!  soltanto 
Giudicar  di  me  dovrà. 
App,  (Sciagurata  !  V  amor  mio  , 

Le  mie  cure  dispregiasti , 
Ma  vendetta  appien  poss'  io 
Far  del  duol  che  mi  recasti  ; 
Piangerai  ,  ma  inutil  pianto 
il  tuo  ciglio  verserà,) 


24 


Tutti  gliJaltri  (a  Rolla) 

E  di  gloria  il  bel  desìo 

Non  ti  sprona  ,  non  t7  accende  ? 
Perchè  scegliere  V  obblìo 
Alla  fama  che  t'  attende  ? 
Qual  potere  5  quale  incanto 
Or  demente  mai  ti  fa? 


Fine  dell'  Atto  Primo. 


25 


2itt0   WCQtiW 


SCENA  PRIMA. 

ATRIO  DEL  PALAZZO  APPIANI. 
Famigli  del  Marchese. 


Coro    V-jhe  vuol  dir?  sì  sdegnato,  sì  tristo 
Il  marchese  giammai  non  fu  visto  , 
Tronchi  detti  gli  sfuggon  dal  labbro, 
Mal  repressi,  profondi  sospir  ... 
Che  gli  avvenne  ?  che  mai  lo  corruccia? 
Queir  intenso  dolor  ,  che  vuol  dir  1 

Alcuni  del  Coro. 

Zitti,  zitti,  egli  appressasi. 

Gli  altri  In  faccia 

Gli  si  legge  T  angoscia  del  core. 

Tutti        La  cagion  del  suo  crudo  dolore 
Di  scoprir  noi  deggiamo  tentar. 

SCENA  II. 

//  Marchese  Appiani,  e  detti. 

àpp.      (Ch'  io  disveli  a  un  vegliardo  cadente 
Di  sua  figlia  V  affetto  colpevole  ? 


26 

No,  noi  deggio  ,  non  fora  prudente, 
Ei  di  duol  ne  potrebbe  spirar.) 

Coro     Quale  affanno  in  tuo  petto  si  cela  ? 
A'  tuoi  fidi ,  o  signor  ,  lo  disvela. 

Api\         (Niun  calmarlo  potrebbe.)  (*)  Ah  !  lasciatemi 
(1)  (si  ode  un  preludio  d'arpa) 
Quelle  note  un'  istante  ascoltar. 

Ele.  Come  fior  che  d'  aura  privo     (di  dentro) 

Si  scolora  ,  sviene  e  muor, 
Senza  te  ♦  per  cui  sol  vivo , 
Geme  e  langue  questo  cor. 
Del  mio  corpo  1  ombra  in  pria 
Fia  mi  deggia  abbandonar , 
Che  T  amor,  la  fede  mia 
Possa  un  giorno  mai  cangiar. 

App.  Quegli  accenti    -  quei  lamenti 

Son  cagion  del  mio  dolor , 
Son  veleno  -  che  nel  seno 
Scende  e  lacera  il  mio  cor. 
Io  T  amava  -  V  adorava 

Quanto  in  terra  è  dato  amar, 
E  quel  core  -  d'  altro  amore 
Or  io  veggo  divampar. 

Coro  Dispregiar  gli  affetti  tuoi 

Eleonora  !  -  E  qual  mortale 
Osa  farsi  a  te  rivale  ? 

App.  Un  artista  ! 

Coro  Saria  ver! 

App.  Sì  ,  miei  fidi. 

Coro  Se  tu  il  vuoi 

Vendicato  appien  sarai. 

App.  No  ,  col  sangue  non  fia  mai ... 

Coro  Quale  adunque  è  il  tuo  pensier  ? 

x\pp.  Non  sovr7  esso  Y  ira  mia 

Fia  che  piombi  ,  sovra  lei 
Che  sprezzò  gli  affetti  miei , 
Che  a  colui  posporrai  osò. 

Coro  Ben  ragioni. 

App.  Certa  via 

A  me  parasi  davante  5 


27 
Non  è  lunge  un  tale  istante , 
Queir  ingrata  io  punirò. 
No  ,  non  inulta  ,  o  perfida, 
DJ'  andrà  quest'  onta  mia , 
Vedrai  che  possa  un  anima  , 
Che  dispregiata  sia  , 
Frenar  saprò  le  smanie 
D'un  forsennato  amore, 
La  voce  dell'  onore 
Soltanto  parlerà. 
Coro  No  ,  sì  crudel  dispregio 

Soffrire  tu  non  dèi  j 
A  rispettar  chi  sei 
L'indegna  impareià.      (il  Coro  parte) 

SCENA  HI. 

Michelangelo  ed  il  Marchese  Appiani. 

Mie.  «  Di  voi ,  marchese  ,  in  traccia 

«  Io  men  venia.  —  Firenze  esser  non  debba 

«  Privata  d'  un  tesoro, 

«  Qual  può  dirsi  il  lavoro 

a  Che  di  Rolla  vedemmo 5  a  noi  s'aspetta 

«  Parlarne  al  Duca  ,  onde  fra  1'  altre  sìa 

«  Esposta  T  opra  di  sì  bello  ingegno. 
App.  ((  (E  appunto  il  mio  disegno  ] 

«  L'amore  di  Eleonora 

((  Così  pubblico  fia.  )  Sì  ,  Buonarroti, 

«  Al  par  di  voi  mi  preme 

«  Che  esposta  venga  ;   in  quest*  istante  istesso , 

«  Se  il  volete,  possiamo 

((  Dal  gran  Duca  recarci. 
Mie.  a  Altro  non  bramo. 

(par  tono) 


28 

SCENA  IV. 

Lo  Studio  di  Rolla,  come  air  alio  primo,  scena  prima. 

Stefano  solo. 

Ah!  perchè  mai  d'  esporre 

La  statua  sua  ricusa  il  mio  fratello  : 

Quando  al  certo  più  bello 

D'  ogn'  altro  è  il  suo  lavoro  ?  Perchè  mai 

Gettar  così  tante  fatiche  al  vento  ? 

Ah!  mi  fa  bile,  il  sento... 

E  non  potergli  dir  :  la  statua  tua 

E  la  più  bella,  io  sollevai  quel  velo; 

Guai  se  il  sapesse  !  oh  cielo  ! 

Ed  io  già  mi  scordava ...  or  che  s'  avvegga 

Che  un  altro  pose  man  sul!'  opra  sua!... 

Che  mai  dirà  ?  quante  rampogne  ,  ah  !  quante 

Ei  dovrà  farmi  !  Alcuno  viene  ...  ah  !  forse 

E  desso  ...  a  noi  !  di  lavorar  fingiamo. 

(si  mette  al  tavolino  a  disegnare) 

SCENA  V. 

Eleonora  e  detto. 

Ele.  Rolla  ...oh  ciel  !...  {prendendolo  per  Rolla) 

Ste.  (alzandosi)  Io  per  lui  perdon  vi  chiamo, 

Se  assente  lo  trovate. 

Ele.  Addio  ...         (per  partire) 

Ste.  Signora  ,  ah  !  no  ,  deh  !  v'  arrestate. 

Se  abbellir  questo  soggiorno 
Vi  degnaste  per  brev'  ora  , 
Pochi  istanti  a  far  ritorno 
Ei  tardar  sol  puote  ancora  \ 
Io  per  lui  ven  faccio  prego  , 
Non  niegate  di  restar. 

Ele.  (Che  risolvo  !  accetto  ,  o  niego  ? 

Oual  partito  ho  da  abbracciar  ?  ) 


29 
Voi ...  chi  siete  ? 
Ste.  In  me  vedete 

Il  fratel  di  chi  cercate. 
Ele.  Suo  fratel  ?         {con  gioia) 

Ste.  Con  me  potete 

Confidarvi. 
Ele.  Rammentate 

D'  Eleonora  ancora  il  nome  ? 
Ste.  Eleonora  !  oh  Dio  !  ma  come  ? 

Voi  la  figlia  del  patrizio 
Andrea  Costa  ? 
Ele.  Appunto  ,  sì. 

Ste.  Mia  compagna  dell'  infanzia  ! 

Oh  contento!  oh  lieto  dì! 

(si  abbracciano) 
a  2. 
Dei  cari  momenti 
Ancor  ti  rammenti  , 

Che  cint     di  fiori , 

Simile  agli  amori  , 

Sui  liguri  colli 

Scherzava  con  te  ? 
Ah  !  sono  passati 

Que  giorni  beati , 

La  dolce  memoria 

Sol  resta  con  me. 
Ele.  Che  più  visto  non  aveati 

Ora  son  due  lustri  ornai. 
Ste.  Da  quel  giorno  che  in  collegio 

A  Pistoia  me  n'  andai ... 
Ma  tu  come  ?... 

SCENA  VI. 

Rolla  ,  e  detti. 

Rol.  (vedendo  Eleonora  e  correndole  incontro) 

Ah! 
Ele.  Rolla ,  ascoltami ... 

*2 


50 

Perchè  mai  d'  espor  tu  nieghi 

La  tua  statua  ? 
Rol.  (Oh  ciel  !  consiglio.) 

Ste.  Sì  ,  t'  arrendi  a7  nostri  preghi  ... 

Rol.  Ah  !  non  posso. 

Ele.  Come  ? 

Rol.  Giudici 

Voi  ne  siate.      (Rol. fa  loro  vedere  la 
Ele.  (Che  sarà  !)  statua) 

Ste.  (Me  infelice  !  di  quel  braccio 

Or  s'  avvede,  che  dirà  !) 
Rol.  Riconosci  quella  immagine  ?       (ad  Eie.) 

Ele.  È  la  mia  ! 

Ste.  Fia  ver  ?  (Qual  velo 

Dal  mio  ciglio  or  si  dilegua  !  ) 
Rol.  Tutto  or  sai...  Che  veggo!     (scorgendo 

la  correzione) 
Ste.  (Oh  cielo! 

Ei  s'  avvide.) 
Rol.  Al  manco  braccio 

Era  un  vizio  ... 
Ste.  (Quale  affanno  !  ) 

Rol.  Ora  è  tolto  ... 

Ste.  Deh!  perdonami... 

Rol.  Chi  qui  venne  ?...  ah  !  non  m'inganno  ... 

Giusto  cielo  !  è  Michelangelo! 
Ste.  Che?  quel  vecchio? 

Rol.  E  desso!...  oh  giubilo!... 

Ah  !  vien  meno  in  me  il  respir. 

(breve  silenzio) 
Ei  si  degnò  rivolgere 

All'opra  mia  lo  sguardo  ! 

Ah  !  non  poss'  io  resistere 

Al  foco  immenso  ond'  ardo  ... 

Or  questo  tetto  è  un  tempio , 

Ora  poss7  io  morir. 
Ste.  No  ,  fra  tei  mio  ,  rinfrancati , 

Di  gioia  non  si  muore. 
Ele.  Verrai  da  Michelangelo 

Gridato  vincitore  ... 


31 

Rol.  Ah  !  non  fia  mai  che  pubblica 

Sia  fatta  I7  opra  mia  , 

D'  infamia  a  te  sarìa  , 

E  di  rimorso  a  me. 
Ste.  «  E  rimanere  incognita 

«  Essa  dovrà  ? 
Ele.  M7  ascolta  : 

Per  te,  per  la  tua  gloria 

A  tutto  io  son  risolta ... 

Vedrai  ...  per  poco  attendimi ... 

Altro  a  tentar  non  resta  ...      (per  par- 
Rol.  Dove  ,  Eleonora?  arresta...  tire)  ^ 

Ste.  Rol.        Il  tuo  pensier  qual  è  ? 

a  3. 
Ele.  Volo  appiè  del  genitore , 

Gli  disvelo  1'  amor  mio  , 

La  mia  smania  ,  il  mio  dolore , 

Se  tua  sposa  non  son  io  ; 

La  tua  gloria  ,  il  genio  tuo , 

Io  palese  a  lui  farò... 
Certa  son  dell7  amor  suo  , 

Forse  arrenderlo  potrò. 
Rol.  Sì  t  ti  prostra  al  genitore  , 

L'amor  nostro  gli  palesa, 

Digli,  ah!  digli  il  mio  dolore, 

Se  tu  fossi  a  me  contesa  ; 

Digli  ancor  ,  se  mai  s7  oppone  , 

Ch7  io  di  duol  ne  morirò  ; 
Ma  che  il  fato  che  m7  impone 

Rispettare  ognor  saprò. 
Ste.  Sì  ,  ti  prostra  al  genitore  , 

La  tua  fiamma  gli  palesa  , 

Digli ,  ah  !  digli  il  suo  dolore 

Se  tu  fossi  a  lui  contesa  ; 

Digli  ancor,  s7  ei  fia  spietato , 

Che  il  fratello  io  perderò... 
Che  ramingo  ,  abbandonato 

Sulla  terra  io  resterò. 
(Eie.  parte  :  Rol,  e  Stef.  entrano  a  destra) 


32 

SCENA  VII. 

Parenti  e  amici  di  Rolla  ,  indi  Stefano. 

I.  Coro  Non  havvi  dubbio  -  di  qui  sbucciata 

È  la  .signora  -  tutta  velata. 

II.  Oh  !  cara  questa.  - 

I.  Curiosa  in  vero! 

II.  Ecco  svelato  il  gran  mistero. 
Tutti       L'  amico  Rolla  -  innamorato  ! 

Chi  mai  1'  avrebbe  -  immaginato  ! 

Affé  che  un  sogno  -  ancor  mi  par. 
Ste.     Voi  qui  !  che  fate  ?  -  che  mai  volete  ? 

Per  molestarci  -  forse  qui  siete  ? 
Coro        Non  t'  adirare  -  tutto  sappiamo  . 

E  a  rallegrarci  -  venuti  siamo. 
Ste.         Con  chi  ? 
Coro  Con  Rolla  -  che  avrà  Y  onore 

D'  esser  del  premio  -  il  vincitore  ; 

Già  per  Fiorenza  -  altro  non  s'  ode 

Che  il  di  lui  nome  -  che  la  sua  lode  , 

Già  Buonarroti  -  ha  pubblicato 

Che  un  capo  d'  opra  -  egli  ha  creato  5 

A  far  noi  pure  -  gli  onor  dovuti 

Siamo  venuti  -  all'  amistà. 
Ste.     Or  eh'  egli  è  grande  -  gli  siete  amici  ? 
Coro       Come  ?  che  dici  ?  - 
Ste.  Eh  !  già  si  sa. 

Alcuni  del  Coro 

Io  sempre  dissi  -  che  in  quella  fronte 

V  eran  del  genio  -  tutte  le  impronte. 
GlialtriIo  sempre  dissi  -  né  m'ingannai, 

Che  a  grande  meta  -  dovea  toccar. 
Ste.     Bravi  ! 

Coro  Ma  dove  -  è  desso  mai? 

Ste.         Fermate  ?  ei  brama  -  di  riposar. 


33 
Di  qual  tempra  è  il  vostro  affetto 
Non  ignora  il  fratel  mio  , 
Né  giammai ,  ve  lo  prometto; 
Fia  per  metterlo  in  obblìo  ; 
Ma  vi  prego  di  scusarmi  ; 
Or  vedere  non  si  può. 

Coro  Digli  allora  a  nome  mio, 

Che  divido  il  suo  contento  , 
Che  di  quanto  aver  poss'  io 
Può  disporre  a  suo  talento  , 
Che  in  persona  a  rallegrarmi 
Quanto  prima  tornerò. 

Ste.  Non  temete,  rammentarmi 

Io  di  tutto  ben  saprò,    (il  Coro  parte) 

SCENA  Vili. 

Stefano  solo  ,  indi  Rolla  ,  poscia  un  paggio 
che  reca  un  foglio. 

Ste.  Alfin  partiti  sono  !  oh  !  i  cari  amici , 

Or  che  al  fratello  mio  fortuna  arride 

A  gara  a  festeggiarlo 

Tutti  si  fanno  ,  e  pria  di  ravvisarlo 

Facean  sembiante  appena  ;  sciagurati  ! 

Disdegna  il  fratel  mio 

Quella  vostra  amistade. 
Rol.  Ah  !  non  poss'  io 

Trovar  riposo  \  il  giubilo  ,  il  timore 

Moti  nel  cor  mi  destano 

Ahi  !  troppo  violenti. 
Ste.  Io  pur  direi 

Che  più  quasi  in  me  stesso 

Capir  non  posso ... 
Rol.  (entra  il  paggio  che  reca  il  foglio)  Un  messo  ! 
Ste.  Ah  !  forse  d'  Eleonora.  -  A  te  diretto 

E  il  foglio,  (il  Pag.  consegna  la  lettera  e  parte) 
Rol.  Oh  !  come  il  cor  mi  trema  in  petto. 

Ste.  Vediamo. 


34 

Rol.  Il  padre  d'  Eleonora.  -  Rolla, 

Tutto  mi  fé  palese 

La  figlia  mia  :  s7  io  sol  fossi  con  lei 

Forse  consentirei 

Al  vostro  imene ,  ma  ad  un  figlio  io  deggio 

Dar  conto  del  mio  nome.  Se  ad  Appiani 

Eleonora  si  sposa 

Presso  Genova  instar  debbe  il  gran  Duca  , 

Onde  il  mio  grado  ,  la  fortuna  mia 

Restituita  mi  sia.  -  Rolla  ,  m?  intendi , 

La  statua  tua  per  ora 

Ten  prego  ,  deh  !  tu  non  esporre  ancora.  - 

[breve  silenzio 

Tutto  è  perduto  :  ah  !  Stefano  ,  non  resta 

Più  per  me  che  morir. 
Ste.  Oh  !  che  mai  parli  ? 

Rol.  Vanne,  o  fratello,  e  digli  che  celata 

Eternamente  fia  dietro  quel  velo 

La  statua  mia. 
Ste  e  E  tu  vuoi  ? 

Rol.  Lo  deggio. 

Ste  Oh!  Dio.. 

Di  tante  veglie  il  frutto 

Gettar  vedrò  così  ? 
Rol.  Obbedisci. 

Ste.  (Ah  !  il  tutto 

A  raccontar  si  voli  a  Michelangelo  , 

Egli  può  molto  ,  ancora  io  non  dispero.)  [parte] 

SCENA  IX. 

Rolla,  solo  ,  indi  il  Marchese  Appiani  con  seguito. 

Rol.  Eleonora!   tu  d'altri!  oh!  a  tal  pensiero 
Sento  agghiacciarsi  il  core  ; 
Che  più  m' importa  della  gloria  ornai 
Se  tu  mia  non  sarai.  -  Per  te  soltanto , 
Per  deporta  al  tuo  piede  ,  io  la  bramava  , 
Senza  di  te  del  serto  io  spregio  il  dono.  - 


35 

Signor  ... 
App.  Appiani  io  sono. 

Rol.  (L7  abborriio  rivai  !  da  me  che  brama  ?  ) 
App.  Noto  è  al  gran  Duca  che  cT  ogn'  altra  in  merlo 

La  statua  vostra  è  superiore  assai  ; 

Il  vincitor  del  premio 

Ei  vi  proclama,  e  impone  che  all'  istante 

Tradotta  venga  nel  palazzo  mio. 
Rol.  (Che  ascolto  !  )  Ah  !  non  poss'  io 

Acconsentir. 
App.  Che  dite  ? 

Rol.  La  mia  statua 

Pel  concorso  non  è. 
App.  Vano  pretesto  ! 

Il  gran  Duca  la  brama ,  ed  io  ... 
Rol.  Che  fate  ? 

App.  La  statua  voglio  ... 

Rol.  Ah  !  per  p!età  ,  fermate.  - 

Innanzi  a  Dio  soltanto 

10  mi  prostrai  finora  5 
Voi  mi  vedrete  in  pianto 
Ai  vostri  piedi  ancora  ; 
Deh  !  non  vogliate  togliermi 

11  ben  che  sol  mi  resta  ... 
Vita  crudel ,  funesta 
Questa  mi  fora  allor. 

App.  (Ah!  non  poss'  io  più  reggere... 

Quel  pianto  suo  ,  quei  detti 

Tutti  i  più  crudi  affetti 

Mi  destano  nel  cor.) 
Ogni  pregare  è  inutile  ... 
Rol.  Come  ? 

App.  Al  gran  Duca  ,  e  tosto 

Recar  la  statua  deggio. 
Rol.  Signor... 

App.  Ad  ogni  costo 

La  voglio. 
Rol.  Deh  !  ven  supplico  ... 

Pietà  !  pietà  di  me  ! 


56 

Àpp.  Stanco  già  sono  :  Guardie  ! 

Rol.  Signor ,  deh  !  sospendete  ... 

App.  Non  più  ,  quel  velo  strappisi,     (fa  un 

canno  alle  guardie  che  s7  innoltrauo  verso  la  salita) 

PvOL.  Oh  cielo  !...  ebben  ...  V  avrete  !  ! 

(prende  il  martello  sopra  i  gradini,  e  passa 
dietro  la  cortina  ;  si  ode  un  grido  di  dispera- 
zione   e    di  furore ,    ed  un  fracasso  di  marmo 
che  si  spezza) 
App.  Che  ascolto!  oh  rabbia  !...  il  perfido 

L'  ha  sfracellata  ... 
(Rolla    torna    a  comparire  :  si  vede  la  statua 
rinversata    dal  piedestallo  e  rotta  in  parecchi 
pezzi) 
Rol.  A  te  ! 

a  2. 
Vieni ,  o  crudo  ,  e  assassina  1'  artista 
Sui  frantumi  dell'  opera  sua  ... 
La  tua  storia  più  atroce  ,  più  trista 
Quest'  impresa  formar  non  potrà. 
App.  Sciagurato  !  queir  opra  atterrata 

Non  m'  asconde  qual  colpa  è  la  tua  - 
Né  a  sottrar  dall'  infamia  un'  ingrata 
Tal  raggiro  bastare  potrà. 
(il  Marchese  parte  ;  Rolla  cade  svenuto) 

SCENA  X. 

Rolla  solo  ,  indi  Eleonora  ,  Michelangelo  e  Stefano. 

Rol.        Eleonora  !  Eleonora  !  ove  sono  ?      (si  alza 
a  poco  a  poco  ;  egli  è  delirante) 

Che  m'  avvenne  ?  quai  sogni  terribili  ! 

Mio  fratello  ...ah!  perchè  in  abbandono 

Tu  mi  lasci  ?  —  Che  disse  queir  empio? 

Noi  ricordo. 
Ste.  Ah  !  fratel ...  che  t'  avvenne  ? 

Ele.  Quali  sguardi  ! 

Rol.  Rapir  la  mia  statua 

Ei  voleva ...  ma  no,  non  V  ottenne. 


57 

Mie.  Tu  deliri! 

Ele.  Mio  Rolla! 

Rol.  Ed  io  ,  barbaro , 

Non  sapete?  Io  V  uccisi  ... 
Ste.  Che  fu? 

(Rolla  mostra  loro  la  statua) 
Tutti  ,  eccetto  Rolla 

Ah  !  distrutta  ... 
Mie.  Ed  avesti  coraggio  ?  ... 

Ele.  Sconsigliato  ! 

Ste.  Che  festi  !... 

Rol,  Non  più.  — 

a  4. 

Ele.  Ste.  e  Mie 

Atterrata  !  -  sfracellata  ! 

Quale  accesso  di  furore! 

A  tal  vista  in  seno  il  core 

Di  terror  mi  si  gelò  ; 
Ah  !  frenare  ornai  le  lagrime 

In  pensarvi  io  più  non  so. 
Rol.  Snaturato  -  dispietato  , 

Or  lo  veggo,  io  m'ebbi  il  core... 

Morte  ,  infamia  al  genitore  , 

Che  immolar  sua  prole  osò  ! 
Ah  !  lo  sento  ,  ornai  più  vivere 

Dal  dolor  io  non  potrò. 
Mie.  Le  sue  forze  V  abbandonano  ... 

Ele.  Ah  !  rinfrancati  ... 

Ste.  la  te  stesso 

Deh!  ritorna  ... 
Rol  Oh!  qual  martirio... 

Ele.  Eleonora  è  a  te  d'  appresso  , 

In  mercè  di  Michelangelo 

Son  tua  sposa. 
Mie.  Sì,  v'unite. 

Rol.  Eleonora!  Michelangelo!     (riconoscevi- 

Dolci  nomi  !  oh  !  a  me  venite       doli) 

Ch'  io  v'  abbracci.  (*)  Quale  strepito  ! 
(*)  (si  odono  due  colpi  di  cannone) 
Mie.  Ti  proclaman  Yincitor. 


38 

SCENA  ULTIMA. 

Popolo  e  detti ,  indi  un  Paggio  del  Granduca  che 
porta  sopra  un  cuscino  di  velluto  una  corona 
d*  oro. 

Pop.         Lode  e  gloria  al  genio  ligure  !. 

Viva  Rolla  !  a  Rolla  onor  ! 
Ste.  Mira,  mira,  accorre  il  popolo  ... 

Rol.  Ah  !  gioirne  più  non  posso  ... 

Qui ...  nel  sen  ... 
Ste.  Che  apprendo  !  ahi  !  misero  ... 

Ei  nel  core  si  è  percosso. 
Rol.  Sì,  fratello...  il  fatai  colpo... 

Qui  rispose ...  ah  !  ne  morrò. 
Pop.         Tu  morir!  che  parli  ? 
Rol.  Reggere 

Più  non  posso  ... 
Ele.  e  Ste.  a  2.  Rolla  ,  ah  !  no. 

Per  T  amore  e  per  la  gloria 

Dèi  serbare  i  giorni  tuoi , 

Pensa ,  o  caro ,  che  dividerti 

Tenteresti  invan  da  noi , 

Che  il  tuo  fato  è  il  fato  mio  , 

Che  seguirti  ognor  desìo  ... 
(col  Coro)       Vivi  ,  ah  !  vivi  ,  e  a  te  1'  Italia 

Grata  ancora  un  dì  sarà. 
Coro  Ecco  il  lauro  che  dee  cingere    (entra  il 

La  tua  fronte.  paggio  col  lauro) 

Rol.  Ah!  I'  ultim'  ora 

S'  avvicina  ...  caro  Stefano  ...! 

Michelangelo!  Eleonora  ! 

M'  abbracciate  ...  addio  !  vi  lascio  ... 

Avrà  il  ciel  di  me  pietà  !  (muore) 

Mie.  e  Questo  è  il  lauro  di  Virgilio  ... 

Coro  Una  tomba  ombreggerà. 


FINE. 


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